Alla fine arriverà l’esercito. Il governo invierà
in Campania il Genio Militare per liberare le scuole dai rifiuti che
oramai la fanno da padrone nell’intera regione. E’ l’ultima (e finora
l’unica) iniziativa intrapresa per rispondere alle oltre centomila
tonnellate di rifiuti che attualmente risiedono sulle strade della
Campania e che rischiano di bloccare la normale attività scolastica di
50 mila studenti del napoletano. Così, tra incendi, proteste,
picchetti e rimpallo delle responsabilità, i militari si apprestano a
sancire il quattordicesimo anno di età dell’emergenza spazzatura. Il
primo commissariamento risale infatti all’11 febbraio 1994, anno in
cui venne lanciato per la prima volta l’allarme. Allora le discariche
attive nella zona erano circa 100, quasi tutte sull’orlo della
saturazione. Negli anni successivi, però, per far fronte al possibile
disastro ecologico, il numero degli impianti è diminuito in maniera
inesorabile. La situazione precipitò drammaticamente nel 2001, quando
la magistratura campana chiuse per inquinamento delle falde acquifere
le discariche di Tufino e Parapoti, che servivano le province di
Napoli e Salerno. Non esistendo ancora alternative gestionali e
impiantistiche alla discarica, l’immondizia cominciò ad accumularsi
sulle strade.
Da allora nessun governo, indipendentemente dal colore, è mai riuscito
a risolvere il problema, nonostante si siano succeduti diversi
commissari con poteri straordinari. Si è passati dai prefetti ai
presidenti di Regione, prima di centro-destra e poi di
centro-sinistra, per arrivare al capo della Protezione civile e poi
tornare di nuovo alla figura del prefetto. E la Camorra ne ha
approfittato: il tradizionale controllo del territorio esercitato
dalle organizzazioni criminali ha permesso ai clan di imporsi come
unico interlocutore imprenditoriale capace di gestire, in regime di
monopolio, gran parte del ciclo di smaltimento. Tanto che l’immondizia
in Campania è incominciata ad arrivare anche dalle altre regioni.
Secondo quanto emerge da numerose indagini, venire a smaltire nel
napoletano è infatti molto conveniente, perché costa meno.
“Siamo profondamente preoccupati, per una situazione oramai
drammatica” - sostiene Giuseppe Errico, Segretario Generale della Cgil
Napoli - “per colpa dei clan camorristici Napoli e la Campania sono
diventate l’immondezzaio d’Italia, anche per quanto riguarda i rifiuti
tossici”. “La colpa di questa situazione però non è solamente dei
commissari che si sono succeduti finora” – sottolinea Raffaele Lieto
della Segreteria Regionale della Cgil Campania – “ma anche delle
istituzioni campane, che evidentemente non erano e non sono tuttora in
grado di gestire una crisi oramai strutturale. Si è cercato finora di
giustificare molti interessi particolari e forme di malgoverno, ma
quello a cui assistiamo è l’evidente fallimento dell’intero sistema
istituzionale e politico della Campania.”
Nell’ultimo documento ufficiale per il nuovo piano rifiuti, in ogni
caso, i motivi della crisi vengono attributi a “difficoltà nella
realizzazione impiantistica, insufficienti risultati della raccolta
differenziata, difficoltà nel superare l’eccessivo frazionamento nella
gestione locale del ciclo dei rifiuti e difficoltà nella
localizzazione degli impianti a supporto del ciclo, compresi quelli a
sostegno della raccolta differenziata”. Leggendo tra le righe,
significa che in Campania non c’è oggi nessun altro impianto se non le
7 discariche rimaste ancora attive. Nessuna struttura per il
riciclaggio della raccolta differenziata, nessuno stabilimento per il
recupero e per il trattamento dei materiali ingombranti.
Mancano le discariche, ma i cittadini non le vogliono nei loro
territori e si ribellano, come è successo nei giorni scorsi a Pianura.
Secondo Errico, per uscire dalla crisi, bisogna rimettere in moto
l'intero ciclo di smaltimento dei rifiuti: "Questo vuol dire che è
necessario anche riaprire le discariche, oltre che attivare il
termovalorizzatore e incentivare la raccolta differenziata. Noi della
Cgil non stiamo restando con le mani in mano, ma stiamo cercando
soprattutto di informare i cittadini di cosa realmente sta
succedendo". Gli fa eco Raffaele Lieto: “Il problema non è togliere i
rifiuti dalle strade, ma dove metterli. A questo punto, non ci resta
altro che tornare indietro di 15 anni, riaprire le discariche per
avere il tempo di ripulire le città e rimettere in moto un ciclo di
smaltimento finalmente virtuoso, in grado di risolvere il problema una
volta per tutte”. |