Dopo i 12 punti del Partito democratico, dopo i 14
punti della Sinistra arcobaleno, dopo i 7 punti di Berlusconi...
arriva il decalogo di Confindustria. Il tema è sempre quello:
governare il paese, e come. Il messaggio che l'associazione degli
industriali recapita alla futura compagine di governo è racchiuso in
un documento di circa 13 cartelle e articolato, appunto, in dieci
punti.
Si parte dalle riforme dello Stato (“chiediamo il superamento del
bicameralismo perfetto, più poteri al premier, una nuova legge
elettorale, un vero federalismo fiscale, l’abolizione progressiva
delle Province, una vera sussidiarietà”). Seguono le liberalizzazioni
e le privatizzazioni, il risanamento dei conti pubblici, la riduzione
delle imposte (portarle complessivamente al 42 per cento nel 2010),
gli interventi su lavoro, contratti e produttività, la semplificazione
amministrativa, gli interventi su energia e ambiente (si chiede di
“puntare sul nucleare di nuova generazione”), il potenziamento delle
infrastrutture, il miglioramento dell'istruzione e dell'Università,
gli investimenti in ricerca e innovazione (l’obiettivo è “portare al 2
per cento del Pil gli investimenti in ricerca entro il 2011”), gli
investimenti per il Mezzogiorno.
“Sono proposte - ha detto il presidente della Confindustria Luca
Cordero di Montezemolo presentandole - che non hanno colore politico,
non sono né di destra né di sinistra. Questo è il nostro modo di stare
in politica, fuori dai partiti”. Tuttavia Montezemolo non si è
lasciato sfuggire un commento sulle candidature di industriali nelle
fila del Partito democratico (dopo Colaninno,
Calearo): “Quelle di
Colaninno e Calearo - ha detto Montezemolo - sono scelte personali, ma
è positivo che vadano in Parlamento persone che rappresentano la
cultura di impresa. Mi piacerebbe vedere tanti imprenditori candidarsi
anche nel Pdl e negli schieramenti che hanno a cuore i valori di
impresa”.
Spiegando le proposte all'agenzia Ansa, il direttore del Centro Studi
di viale dell'Astronomia, Luca Paolazzi, ha sottolineato che "sono
tutte compatibili con il risanamento che è indicato come precondizione
della crescita. Non sono un libro dei sogni". "Il nostro obiettivo
prioritario - spiega Paolazzi - è il rilancio della crescita. Molte di
queste proposte sono senza costi per la finanza pubblica: penso al
sistema della riforma contrattuale, alla semplificazione
amministrativa, alle liberalizzazioni, alle privatizzazioni. Si tratta
di misure che portano ad un rilancio della crescita e quindi a nuove
entrate". "Se attuate - prosegue Paolazzi -, queste proposte
potrebbero portare ad un punto di più di Pil all'anno che, anche
considerando una pressione fiscale al 42%, si tradurrebbero in almeno
7 mld di entrate in più all'anno e per 5 anni. Tutto questo aiuterebbe
lo sviluppo, e il risanamento e l'abbattimento del debito pubblico".
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