Emozioni contrastanti si vivono in
queste ore nel loft di Piazza Sant’Anastasia a Roma. Nel quartier
generale del Pd c’è sia la soddisfazione per i risultati ottenuti dal
partito, sia il rammarico per non esser riusciti a completare la
rimonta sul Pdl di Berlusconi. Il Partito democratico, infatti, si
attesta sul 33,8% al Senato e intorno al 33,4% dei consensi alla
Camera: dati migliori di quelli del 2006, quando l'Ulivo alla Camera
prese il 31,2 e Ds e Margherita (che correvano divisi), arrivarono
poco sopra il 27% al Senato. Insomma, una prova d'esordio non
negativa, ma che non permette di scalfire il successo berlusconiano e
che dunque lascia più di qualcuno un po’ perplesso. L’analisi del voto
di Walter Veltroni parte da queste considerazioni: innanzitutto
“il Pd è la più grande forza riformista di sempre nella storia
italiana”, ma ora “si apre una stagione di opposizione nei confronti
di una maggioranza che avrà difficoltà a tenere insieme ciò che è
difficile tenere insieme”. Da una parte dunque il riconoscimento di un
successo elettorale per quanto riguarda la forza del partito,
dall’altra la consapevolezza che la grande affermazione della Lega
creerà dei problemi al prossimo Governo. “Non so dire quanto questa
maggioranza potrà durare nel tempo, - continua Veltroni - ma la
valutazione è che le differenze programmatiche di fondo che esistono
tra le sue diverse forze permangono". Veltroni, inoltre, sollecita il
Popolo delle Libertà a "sciogliere la contraddizione rappresentata dal
non avere ancora deciso se essere semplicemente un'alleanza elettorale
o un partito politico".
La leadership dell’ex sindaco di Roma, in ogni caso, non è in
discussione. Ermete Realacci bolla come "dibattito
giornalistico" ogni ipotesi di critica al segretario, ma nell'area ex
Ds comincia a diffondersi l'idea che il congresso potrebbe essere
anticipato, rispetto alla scadenza del 2009 fissata dallo statuto. Il
dato che non ci si aspettava, spiega ancora Realacci, è quello della
Lega, unitamente al 'crollo' della Sinistra: "La Lega è tornata ai
livelli del suo momento d'oro. Ha incamerato il voto di protesta,
evidentemente. Per quanto riguarda la Sinistra, sapevamo che
rischiavano di non superare il quorum al Senato, ma nessuno si
aspettava questo dato". Rosy Bindi risponde decisa, quando le
viene posta la questione del congresso: "Nessuno ne ha parlato oggi.
Siamo persone serie". Chiaramente questo è il momento di fare quadrato
e nessuno sembra intenzionato a mettere in discussione il segretario.
Nei prossimi giorni, però, si valuterà il risultato definitivo, e può
darsi che la sollecitazione di accelerare il congresso arrivi anche da
esponenti come Pierluigi Bersani, che aveva spesso chiesto un
partito che non fosse 'liquido'. Il congresso, però, non appare
necessario non certo per mettere in discussione il leader ma
soprattutto per riequilibrare gli organismi dirigenti, come scaturiti
dopo le primarie di ottobre.
Sulla leadership di Veltroni non ha dubbi neanche il dalemiano Nicola
Latorre, per il quale da oggi l’obiettivo è radicare ancora di
più il Pd nella società. “Il senso di queste elezioni è che parte un
riassestamento del sistema politico italiano - continua Latorre in
un’intervista a L’Unità - e questa semplificazione si deve al Pd, ma
il sistema non si delinea come bipartitico. Il governo ha fatto cose
egregie per il risanamento e in politica estera, ma l’interruzione del
suo lavoro non ha dato la possibilità di fare cose altrettanto
importanti su temi che riguardano la vita concreta delle persone:
salari, pensioni. sicurezza. Questo ha contribuito a uno spostamento a
destra dell’elettorato, che si è coagulato nella figura di Berlusconi”.
Secondo Goffredo Bettini, “anche se è evidente che la partita
sul governo è stata vinta dalla destra, e' altrettanto evidente che
c'è una grande novità nel panorama politico ed è il Pd, una forza
politica con cui dovranno tutti fare i conti". Il coordinatore
nazionale del Partito Democratico ha sottolineato quindi come "il Pd
abbia avuto un incremento del 5-6% in tutte le regioni, e un
particolare successo a Roma. Adesso si riparte, il cammino potrà
essere lungo - ha aggiunto - ma innovativo". E si riparte, specifica,
"dalle riforme istituzionali: serve un percorso di cambiamento dei
regolamenti e della legge elettorale, percorso tra l'altro già
avviato, anche se noi avremmo preferito che tali riforme si facessero
prima del voto”. |