E' caduto. Guardando in faccia avversari e
alleati. Da "guerriero", come ha detto qualcuno. "Cocciutamente" e
con "testardaggine", come ha detto qualcun altro, senz'ascoltare i
tanti che gli consigliavano di non andare al Senato a cercare lo
scontro. Romano Prodi invece a Palazzo Madama ci è andato lo stesso,
e ne è uscito sconfitto, senza la fiducia necessaria a salvare il
suo governo. Nella tarda serata del 24 gennaio, consumato l'epilogo
parlamentare, si è quindi recato al Quirinale per consegnare le sue
dimissioni al capo dello Stato. Spetta ora a Giorgio Napolitano
trovare una soluzione alla crisi. E le alternative non sono molte. O
individuare una personalità cui affidare il mandato per un governo
di larghe intese, che timoni la riforma elettorale. Oppure
sciogliere le Camere e indire le elezioni per aprile. Le
consultazioni di rito inizieranno nei prossimi giorni. Ma
l'esultanza anche sguaiata del centrodestra al Senato, cui si
aggiunge lo sfaldamento del centrosinistra, mostra un campo politico
frantumato e arido, poco fertile perché vi cresca il dialogo.
Tra i primi a reagire alla caduta di Prodi, il leader del Pd
Walter Veltroni: "Romano Prodi - ha dichiarato Veltroni - ha
scelto con coerenza di portare in Parlamento una crisi aperta,
all'inizio della settimana, dall'Udeur. Il Pd ha sostenuto questa
scelta. Il paese ha cosi' potuto vedere chi e' stato coerente con il
voto degli elettori e chi, invece, lo ha disatteso". "Il governo -
prosegue la dichiarazione di Veltroni - ha operato nell'interesse
del paese, con un risanamento finanziario che ha consentito
all'Italia di uscire dalla devastante condizione procurata dal
centrodestra e ha avviato una seria politica di redistribuzione
sociale. Ma - sottolinea Veltroni - fin dall'inizio ha pesato
sull'esecutivo la difficolta' di una maggioranza che ha visto un
crescendo di polemiche, condizionamenti, ritorsioni, annunci
costanti di crisi e dimissioni di ministri e capi di partito. Una
situazione che ha portato, in due anni, ad una crisi di governo e a
contrasti ripetuti tra le diverse anime della coalizione stessa".
"Ora - sottolinea Veltroni - occorre evitare elezioni anticipate che
precipiterebbero il paese in una situazione di crisi drammatica''.
"Affidiamo ora al Presidente della Repubblica e alla sua saggezza la
ricerca di una soluzione".
Opposti umori, e prospettive, dei maggiorenti del centrodestra. A
cominciare da Silvio Berlusconi, secondo il quale "bisogna
andare al voto. Diremo cosa intendiamo fare al governo nei primi
cento giorni. Vogliamo avere una grande maggioranza a Camera e
Senato capace di trasformare in legge i provvedimenti''. Cui fa eco
Gianfranco Fini, che esprime "una grande gioia" chiedendo
anche lui "subito elezioni". Fini ha brindato in piazza a Roma, a
largo Goldoni, dove An ha organizzato un maxi schermo per seguire in
diretta l'esito del voto. "Le contraddizioni emerse nel
centrosinistra e l'impegno coerente dell'opposizione in
Parlamento hanno portato alla fine di un governo inviso alla
maggiorparte degli italiani". Questo il commento del leader Udc,
Pier Ferdinando Casini, che aggiunge: "Adesso e' necessario
non sbagliare per evitare di trasformare le speranze in nuove
delusioni".
''Non credo si possa immaginare un governo istituzionale di larga
coalizione e lunga durata. E' altamente improbabile, le altre
subordinate le vedremo domani''. Cosi' il ministro dell'Universita'
Fabio Mussi commenta il voto del Senato. ''Ora si apre -
afferma Mussi - una fase molto delicata. Bisogna vedere le
condizioni, certo le cose non sono andate
bene''.
"Siamo stati purtroppo buoni profeti. Il governo cade da destra per
mano delle defezioni di Mastella e Dini, dietro pressione dei poteri
forti". Questo uno dei primi commenti, ed è del segretario dei
Comunisti italiani Oliviero Diliberto. "Ma non può sottacersi
che una delle cause delle cadute del governo - aggiunge Diliberto -
è stata la scelta del Partito Democratico che aveva dichiarato
conclusa fin d'ora l'esperienza della nostra alleanza. Ringraziamo
Romano Prodi e ci dichiariamo indisponibili a qualunque soluzione
che snaturi la nostra coalizione: nessun governo istituzionale,
tecnico, di larghe intese o di altra natura ma elezioni anticipate
immediate".
La cronaca della giornata
Un intervento di dieci minuti, mai interrotto da
applausi o fischi, quello nel quale il presidente del Consiglio ha
chiesto la fiducia al Senato per il suo esecutivo. Dopo aver ribadito
la solidarietà a Mastella, Romano Prodi ha evidenziato le motivazioni
che lo hanno portato a palazzo Madama: l'intenzione di evitare crisi
extraparlamentari in stile "prima Repubblica" e, al contrario, di
affrontare il giudizio del Parlamento.
''Sono qui al Senato - ha detto infatti Prodi - per rispettare e
applicare la Costituzione con lo spirito dei Costituenti. La Carta non
prevede infatti la prassi delle crisi extraparlamentari, o mozioni di
sfiducia individuali a un ministro''.
Il premier ha quindi ribadito la necessita' di ''una continuita' di
governo'' perche' il paese ''non puo' permettersi un vuoto''
nella gestione.
"Chiedo un voto esplicito e motivato a ciascuno di voi", ha detto
Prodi, chiedendo poi a chi voterà contro di spiegare 'quale altro
governo, quale altra maggioranza e programma si voglia al posto di
quello legittimo in carica'.
Quanto a Mastella, 'ho già espresso la mia solidarietà al ministro -
ha detto - ma è giusto ribadire anche davanti a lui la solidarietà mia
e quella del governo. Contro Mastella si sono moltiplicate le
strumentalizzazioni con vergognoso opportunismo".
Il dibattito in aula, l'Udeur si spacca
'Con la mia coerenza, per il paese e senza prigionie politiche, scelgo
di votare la la fiducia al premier Romano Prodi'. Lo ha detto dopo un
lungo discorso, intervenendo al Senato nel dibattito sulla fiducia, il
senatore dell'Udeur Nuccio Cusumano, dissociandosi così dal suo gruppo
parlamentare. Dopo essersi messo a piangere, Cusumano si è sdraiato
tra i banchi colto da malore e i colleghi gli hanno prestato i primi
soccorsi, mentre il capogruppo dell'Udeur al Senato Tommaso Barbato lo
ha aggredito e insultato pesantemente. Qualche minuto dopo, Cusumano è
stato portato via in barella, anche se il presidente dell'Aula Marini
ha parlato di "notizie rassicuranti" sulla sua salute. La scelta di
Cusumano ha determinato dunque una spaccatura nell'Udeur: il
capogruppo del partito alla Camera, Mauro Fabris, ha annunciato che le
federazioni del partito di Sicilia e Campania hanno già formalizzato
la richiesta perché Cusumano lasci il suo incarico a palazzo Madama.
Francesco Cossiga ha invece dichiarato che voterà a favore del
governo Prodi 'per carità di patria', aggiungendo che 'questa volta
sarà l'ultima, perché la democrazia e il sistema politico italiano non
può passare da cardiopalma a cardiopalma'.
'Vorrei che lo sforzo che è stato fatto finora da maggioranza e
opposizione per riallacciare un confronto politico sulle riforme non
si perda, che il filo non si spezzi'. Lo ga detto la capogruppo del
Partito democratico al Senato, Anna Finocchiaro, parlando di
una 'crisi difficile da superare' e indicando come priorità, 'per il
bene del paese, il proseguimento del dialogo tra i poli non solo su
riforme istituzionali e legge elettorale ma anche sulla grande
questione salariale'.
La replica di Prodi
'Essere oggi al Senato per la fiducia non è un gesto di testardaggine,
si chiama coerenza'. Così Prodi, in replica al dibattito sulla fiducia
e in attesa delle dichiarazioni di voto. Il premier dice di avere
ascoltato tutti gli interventi 'con rispetto e attenzione, traendone
la conferma più importante, e cioè che fosse giusto essere qui oggi.
Sono qui a testimoniare ancora una volta quanto fatto dal governo e
per ribadire la necessità di continuare ad operare per un futuro di
riforme e sviluppo'.
Quindi è stato il turno delle dichiarazioni di voto e della chiama
dei senatori, da cui è emersa la bocciatura del secondo governo
Prodi. E' durato 20 mesi. Il settimo per longevità nella storia
dell'Italia repubblicana. Coi numeri che aveva, quasi un miracolo.
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