Aumentare i salari, chiudere i contratti. In una
parola, affrontare la questione dei redditi. Inizia il 2008 e
Cgil-Cisl-Uil, facendo leva anche su alcuni passaggi del messaggio di
fine anno del Capo dello Stato, aggiornano l'agenda politica e sociale
con un tema che occuperà le prossime settimane (l'8 gennaio è previsto
un primo incontro al riguardo tra governo e parti sociali). Così il
segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, esprime
'apprezzamento' per alcuni passaggi del discorso di Giorgio Napolitano.
Epifani sottolinea, in particolare, i riferimenti ai temi del salario,
della sicurezza sul lavoro: 'È da auspicare che nel nuovo anno, con
l'impegno di tutti, si possano finalmente affrontare i temi dei
redditi, dei salari e della sicurezza sul lavoro. Questioni che non
possono più attendere'. Gli fa eco Luigi Angeletti: 'tutti gli
italiani dovrebbero essere grati al nostro capo dello Stato per la sua
sensibilità e la sua saggezza'. Lo ha dichiarato ieri il segretario
generale della Uil ricordando che 'le basse retribuzioni sono
un'emergenza per l'economia del nostro paese'. Più dura la posizione
di Raffaele Bonanni. Secondo il segretario generale della Cisl,
infatti, ''o c'è una soluzione, una definizione della partita presto,
o andremo allo sciopero generale. Lo avevamo già detto a Milano ( il
24 novembre all'assemblea dei quadri e dei delegati di Cgil Cisl Uil,
ndr.) e lo abbiamo ridetto 15 giorni fa”. Per il 15 gennaio è fissata
una riunione della segreteria unitaria di Cgil, Cisl e Uil in cui i
sindacati faranno il punto, e lo sciopero potrebbe essere deciso
proprio in quell'occasione.
Cgil Cisl e Uil chiedono lo spostamento verso il lavoro dipendente di
un punto di Pil, vale a dire di circa 14 miliardi di euro. E invitano
inoltre il governo ad assumere in modo netto la scelta di dirottare
verso il lavoro le risorse derivanti dalla lotta all’evasione fiscale,
dagli aumenti della produttività, dall’incremento della tassazione
sulle rendite finanziarie ( per
vedere le richieste dei sindacati clicca qui). Un messaggio di
apertura in questo senso il premier Romano Prodi l'ha lanciato nella
conferenza di fine anno, quando ha promesso un piano per aumentare il
reddito reale dei lavoratori, in particolare per le fasce tra i 30 e i
40 mila euro. Un vero e proprio piano per il lavoro, che però dovrebbe
essere foraggiato dall'extragettito fiscale: dunque da introiti che
non potranno essere quantificati prima della trimestrale di cassa di
aprile. E tre mesi senza interventi sono molti, sicuramente troppi per
i sindacati che chiedono misure immediate.
L'incontro dell'8 gennaio chiarirà le intenzioni di Prodi e i tempi
per metterle in pratica. I fronti aperti non sono pochi. Come ha
spiegato all'Ansa Carla Cantone, segretaria confederale della Cgil,
"sarà l'occasione di un confronto sui temi fiscali presentati nella
piattaforma riferita alla Finanziaria''. ''Occorre aumentare
concretamente salari e pensioni attraverso la manutenzione
contrattuale e, nell'immediato, utilizzando la leva fiscale. Riguardo
agli interventi sulle pensioni di fascia medie - prosegue Cantone -,
vi era l'impegno del governo a convocare le parti sociali. A gennaio
dovranno partire più tavoli, su fisco e salari e quello sulle
pensioni'. Quanto ai contratti, "va verificata la disponibilità del
governo a completare i rinnovi contrattuali del pubblico impiego. Il
banco di prova per il contratto aperto dei metalmeccanici sarà invece
a metà gennaio, con l'assemblea di Federmeccanica'. Cantone conferma
al riguardo la disponibilità del sindacato al confronto con governo e
Confindustria 'per verificare le condizioni di una manutenzione
dell'attuale modello contrattuale, fermo restando la salvaguardia del
contratto nazionale e l'aumento dell'estensione della contrattazione
nelle aziende del premio di produzione'. Conclude la dirigente
sindacale: "In parallelo, non vanno dimenticati altri due argomenti di
stretta priorità: la diminuzione della precarietà e interventi più
efficaci per fermare le stragi sul lavoro, una vergogna di cui tutti
si devono far carico, non solo il sindacato che lo chiede da tempo".
Temi sui quali, in un'intervista pubblicata oggi da Repubblica,
è intervenuto il ministro del Lavoro Cesare Damiano. Migliorare il
potere d'acquisto di stipendi e pensioni, ricorda il ministro,
"rappresenta una delle priorità della prossima azione del governo".
Questo obiettivo, dice Damiano, "può essere centrato agendo su due
versanti contemporaneamente: quello contrattuale, fondamentale, e
quello della riduzione del peso fiscale sulla remunerazione. Aggiungo
che, ferma restando l'autonomia delle parti sociali, non è vero che il
governo non può contribuire a rivedere il modello contrattuale. Lo può
fare per due ragioni: perchè è datore di lavoro nel pubblico e perchè
l'accordo del 1993 fu un accordo triangolare". "Nella loro piattaforma
- continua il ministro - Cgil, Cisl e Uil chiedono una revisione delle
aliquote, un aumento delle detrazioni, l'introduzione della dote
fiscale per i figli e anche la riduzione delle tasse sugli aumenti
contrattuali, soprattutto quelli aziendali. Dobbiamo confrontarci
avendo sempre presente i vincoli finanziari ma anche il fatto che gli
interventi devono andare a vantaggio dei redditi medio-bassi, fino a
circa 40mila euro lordi l'anno". Damiano, infine, è d'accordo anche
sulla proposta di detassare gli aumenti contrattuali. "Credo - afferma
- si debba procedere in questa direzione. D'altra parte, già nel
Protocollo sul welfare è stato istituito un fondo per il 2008 con una
dote di 150 milioni per detassare i premi di risultato".
Dalla parte di Cgil Cisl e Uil anche il ministro della Solidarietà
sociale Paolo Ferrero (Prc): ''penso che sia giusto il richiamo dei
sindacati sui salari. Sacrosanto - ha dichiarato in un'intervista
radiofonica -. Ma è necessario arrivare rapidamente anche alla
chiusura dei contratti nazionali di lavoro, per garantire un aumento
dei salari effettivi dei lavoratori''. Aggiunge Ferrero: 'entro metà
gennaio sarà necessario prima fare la discussione nella maggioranza su
che cosa fare, mettere dei punti fermi, e poi discuterne con le parti
sociali, in primo luogo con i sindacati'.
Attualmente sono circa 6,5 milioni i lavoratori in attesa del rinnovo
del contratto. Nei prossimi giorni ripartiranno le trattative per
statali, metalmeccanici, lavoratori del commercio, dipendenti delle
ferrovie, giornalisti, personale di alcuni settori dell'energia e
delle manifatture. |