Dall' 8 al 18 gennaio: dieci giorni che non
sconvolgeranno il mondo, ma (forse) gli equilibri politici italiani
sì. Un lasso di tempo - 24 ore più, 24 ore meno - che potrebbe
concludersi con uno sciopero generale indetto dai sindacati in difesa
dei redditi. Oppure con un nuovo patto tra governo e parti sociali su
salari e contrattazione. Oppure, ancora, con una crisi di governo a
causa della "verifica" non digerita. Non si tratta dell'ennesima,
incomprensibile tempesta o "burraschetta" politica italiana ma di un
tagliando sull'azione del governo e della maggioranza dal quale
emergeranno scelte che incideranno, e non poco, sulle tasche dei
cittadini. Le domande sono diverse. Reggerà l'esecutivo guidato da
Romano Prodi agli aut-aut di Lamberto Dini, da un lato, e risponderà
alle richieste delle
sinistre dall'altro? E se sì, su quali presupposti? Con quale
programma, di breve termine che sia? Il premier metterà in pratica il
piano per il lavoro annunciato nella conferenza stampa di fine anno? E
le misure soddisferanno
sindacati
e Confindustria?
Il Professore ne sembra convinto, ed è proprio su un nuovo capitolo
concertativo che punta le carte della sua tenuta, senza dimenticare le
questioni delle riforme elettorali e istituzionali ma lasciandole
sullo sfondo di una "fase due" che scatterà più avanti nel corso
dell'anno. Se dunque l'Italia nei prossimi mesi avrà ancora un governo
Prodi, l'azione di quest'ultimo sarà incentrata su lavoro ed economia.
''L'obiettivo fondamentale del governo, giu' le tasse e su i salari -
ha infatti dichiarato il Presidente del consiglio alla Stampa
-, credo si potra' raggiungere in tempi rapidi. Ma perche' questo sia
possibile servira' il contributo di tutte le parti sociali". Prodi
punta a stringere "un grande patto, una nuova concertazione per il
rilancio" che faccia crescere le buste paga delle fasce di reddito tra
i 30 mila e i 40 mila euro lordi annui, riducendo al contempo le tasse
sul lavoro dipendente e sui redditi da pensione. E chiama "ognuno a
fare la sua parte". Il calendario degli incontri è grosso modo
stabilito: l'8 gennaio si terrà un primo vertice tra governo,
sindacati e imprese. A seguire, il 10 gennaio - ha confermato oggi lo
stesso Prodi -, dovrebbe tenersi un vertice di maggioranza incentrato
"soltanto sulle questioni economiche". ''So che sara' difficile - ha
spiegato Prodi sempre alla Stampa -, so bene che dovro' fare i
conti con disegni alternativi in corso, ma vado avanti: la mia forza
sta nel produrre fatti e risultati. Se continueremo con lo stesso
passo, senza volare alto ma con la stessa determinazione, ce la
faremo. Come dimostrano anche i dati sul fabbisogno che sono molto
buoni''.
Il fabbisogno, appunto.
I
dati diffusi ieri dal Tesoro confermano che per il secondo
anno consecutivo la cifra risultante dalla differenza tra entrate e
spese pubbliche cala anziché salire. Ma ora Prodi dovrà spiegare a chi
intende dare ascolto. Al ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa
(appoggiato in questo da Dini), secondo il quale occorre "continuare
con determinazione il risanamento avviato"; oppure al ministro della
Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, secondo il quale adesso "vi sono
le risorse per aumentare i salari e le pensioni medio basse riducendo
il carico fiscale ai ceti più deboli"? Probabile che il premier
proverà la strada, difficile e stretta, di una mediazione, ben
consapevole però di dover mettere sul tavolo mezzi importanti, perché
Cgil-Cisl-Uil non sono disposte ad aspettare tre mesi prima di sapere
(con la diffusione della prima trimestrale di cassa) a quante risorse
derivanti dalla lotta all'evasione fiscale il governo potrà attingere
per aumentare i redditi da lavoro dipendente ( come
previsto nella Finanziaria). Ci vuole altro, e subito, per
scongiurare lo
sciopero
generale minacciato dalle confederazioni.
Nel frattempo scendono in campo gli artificieri. A cominciare dal
ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che nel 2007 del Protocollo ha
dimostrato di esercitare un ruolo chiave nella squadra ristretta del
premier. E che, dai microfoni di Radio Anch'io, invita i
sindacati ad abbandonare la scelta dello sciopero, anche se l'8
gennaio non dovessero avere dal governo risposte immediate. "Se si
sceglie la strada della concertazione si esclude il conflitto preventivo'', ha detto Damiano spiegando che "servono tempo e
pazienza, con la fretta e la furia non si ottengono risultati", e
aggiungendo l'ormai noto mantra "che e' necessario aspettare la
trimestrale di cassa per vedere quali saranno le risorse sul tavolo".
Alle imprese, invece, si è rivolto il sottosegretario all'Economia
Alfiero Grandi, invitandole "a fare la loro parte nella difesa del
potere d'acquisto dei lavoratori rinnovando i contratti scaduti".
Grandi rassicura Confindustria: la riduzione del costo del lavoro
tramite la leva fiscale sarà materia del confronto, visto che "il
governo e' impegnato a ridurre il peso fiscale sui salari gia' quest'anno",
ma "la politica fiscale non può sostituirsi agli incrementi salariali
che devono arrivare dai rinnovi contrattuali nazionali e aziendali".
Non resta che aspettare se il governo supererà la verifica e cosa
offrirà alle parti sociali. Quanto a Cgil-Cisl-Uil, la sensazione è
che non siano disposte a portare molta pazienza. Anche perché
l'emergenza redditi non è un'invenzione, e le confederazioni possono
misurare (molto più del governo e di qualsiasi organizzazione politica
o sociale) la febbre degli italiani che lavorano. Dunque nessuno
sconto, come ha chiarito ieri al Tg3 Guglielmo Epifani: "il sindacato
ha mandato una piattaforma con le proprie richieste in materia di
riduzione del fisco sul lavoro dipendente e sulle pensioni e in
materia di controllo di prezzi e tariffe - ha spiegato il segretario
generale della Cgil -, quindi ci aspettiamo dal governo una risposta".
"Se dovessimo avere impressione che il governo la tira alla lunga
perche' diviso - ha aggiunto Epifani -, perche' ha opinioni diverse,
perche' deve aspettare e nel contempo anche i grandi contratti di
lavoro non fossero rinnovati, e' chiaro che si andra' allo sciopero
generale, come peraltro abbiamo detto unitariamente". |